Sono uomo

martedì, gennaio 19, 2010 - Pubblicato da Dan Angelo alle 03:41


Scrissi questo testo a fine di quest'estate, dopo la rilettura di "Se questo è un uomo" di P. Levi, le parti in scrittura differente sono dirette citazioni dell'opera.

"Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere quest'offesa, la demolizione di un uomo. In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati in fondo. Più giù di così non si può andare: condizione umana più misera non c'è, e non è pensabile. Nulla è più nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga."
Dopo molto tempo ho riletto, “Se questo è un uomo” di Primo Levi. Con altri occhi, con altra mente e con altra maturità. Il risultato è agghiacciante. Ognuno di noi, teoricamente, dovrebbe conoscere i campi di concentramento e cosa accadde in quei luoghi infernali, ma dopo aver letto l'opera di Levi comprendo che molti di noi(compreso me) non sa cosa accadeva davvero poco più di 60 anni fa. La distanza tra il vivere un libro e vivere la realtà e inequivocabile. La vera distruzione dell'uomo accadde lì, in tutta la sua totalità. Solamente involucri vuoti di persone che non pensavano più al domani o a se stessi, loro erano stai totalmente cancellati. Essere nudo nell'anima e svuotati al mondo, rubati del proprio essere; è qualcosa che disteso sul  letto posso solo lontanamente, ma molto lontanamente immaginare. E' tutto simbolo della incosciente e inutile distruzione fra uomini, in poche parole dello schifo più schifo che totale. E capisco cosa significare ricordare una tragedia così grande, capisco l'importanza del perché non si debba ripetere. Capire e non dire “tanto non ricapiterà mai più”, ma dire “cazzo, non deve ricapitare mai più”.
"Ho provato un'impressione di angoscia violenta entrando nel lager di Birkenau, che non avevo mai visto da prigioniero. Qui niente è cambiato: c'era fango, e c'è ancora fango, o polvere soffocante d'estate, le baracche sono rimaste com'erano, basse, sporche, di tavole sconnesse, col pavimento di terra battuta; non ci sono cuccette ma tavolacci di legno nudo, fino al soffitto. Qui niente è stato abbellito. Ero con una mia amica, Giuliana Tedeschi, superstite di Birkenau. Mi ha fatto vedere che su ogni tavolaccio di metri 1,80 per 2 dormivano fino a nove donne. Mi ha fatto notare che dalla finestrella si vedono le rovine del crematorio; a quel tempo, si vedeva la fiamma in cima alla ciminiera. Lei aveva chiesto alle anziane: “Che cosa è quel fuoco?”, e le avevano risposto: “Siamo noi che bruciamo”."
All'inizio non c'è ribrezzo, non c'è riluttanza. Per me all'inizio c'è stupore di tutto quell'altro mondo che son significato i lager. E non con occhio solo al passato, ma anche al presente. Purtroppo fascismo e nazismo, non sono morti. Ancora oggi moltitudine di persone sono ancora affascinate dai quei dannati miti totalitari. Quindi, ripeto, non si può dare per scontato che fenomeni storici come la Germania di Hitler non possano più accadere. Non spegniamo la mente, non dimentichiamo quello che è stato. Impariamo.
"I lager nazisti sono stati l'apice, il coronamento del fascismo in Europa, la sua manifestazione più mostruosa; ma il fascismo c'era prima di Hitler e Mussolini, ed è sopravvissuto, in forme palesi o mascherate, alla sconfitta della seconda guerra mondiale. In tutte le parti del mondo, là dove si comincia col negare le libertà fondamentali dell'uomo, e l'uguaglianza fra gli uomini, si va verso il sistema concentrazionario, ed è questa una strada su cui è difficile fermarsi."
Basta guardare oggi, e non serve guardare troppo lontano. Questo è preoccupante sotto molti punti di vista, quindi diventa fondamentale conoscere, sapere e appunto ricordare. Non lasciarsi trascinare da un sistema,che ci ipnotizza, ci benda gli occhi e ci automatizza. Leggere opere come “ Se questo è un uomo “, so qual'è l'importanza di creare una propria coscienza. Sfruttiamola al meglio. Rifletteteci.
"Il mondo in cui noi occidentali oggi viviamo presenta molti e gravissimi difetti e pericoli, ma rispetto al mondo di ieri gode di un gigantesco vantaggio tutti possono sapere subito tutto su tutto. L'informazione è oggi “il quarto potere”: almeno in teoria, il cronista e il giornalista hanno via libera dappertutto, nessuno può fermarli né allontanarli né farli tacere. E' tutto facile: se vuoi, senti la radio del tuo paese o di qualunque altro paese; vai in edicola e scegli il giornale che preferisci, italiano di qualunque tendenza, o americano, o sovietico, entro un vasto ventaglio di alternative; compri e leggi i libri che vuoi, senza pericolo di venire incriminato di “attività antiitaliane” o di tirarti in casa una perquisizione della polizia politica. Certo non è agevole sottrarsi a tutti i condizionamenti, ma si può almeno scegliere il condizionamento che si preferisce.
In uno stato autoritario non è così. La verità è una sola, proclamata dall'alto; i giornali sono tutti uguali, tutti ripetono questa stessa unica verità; così pure fanno le radiotrasmittenti, e non puoi ascoltare quelle degli altri parsi, perché in primo luogo, essendo questo un reato, rischi di finire in prigione; in secondo luogo, le trasmittenti del tuo paese emettono sulle lunghezze d'onda appropriate un segnale di disturbo che si sovrappone ai messaggi stranieri e ne impedisce l'ascolto. Quanto ai libri, vengono pubblicati e tradotti solo quelli graditi allo stato; gli altri, devi andarteli a cercare all'estero, e introdurli nel tuo paese a tuo rischio, perché sono considerati più pericolosi della droga e dell'esplosivo, e se te li trovano alla frontiera ti vengono sequestrati e tu vieni punito. Dei libri non graditi, o non più graditi, di epoche precedenti si fanno falò pubblici sulle piazze. Così era in Italia fra il 1924 e il 1945; così nella Germania nazionalsocialista; così è tuttora in molti paesi. In uno stato autoritario viene considerato lecito alterare la verità, riscrivere retrospettivamente la storia, distorcere le notizie, sopprimere di vere, aggiungerne di false: all'informazione si sostituisce la propaganda. Infatti, in tale paese tu non sei cittadino, detentore di diritti, bensì un suddito, e come tale sei debitore allo stato (e al dittatore) di lealtà fanatica e di obbedienza supina. E' chiaro che in queste condizioni diventa possibile cancellare frammenti anche grossi della realtà. Nell'Italia fascista riuscì abbastanza bene l'operazione di assassinare il deputato socialista Matteotti, e di mettere l'impresa a tacere dopo pochi mesi; Hitler, e il suo ministro Joseph Goebbels, si mostrarono di gran lunga superiori a Mussolini in quest'ora di controllo e di mascheramento della verità."
Vivo, perché sono uomo.
Lotto, perché voglio essere uomo.