Pezzi di Me

venerdì, marzo 26, 2010 - Pubblicato da Dan Angelo alle 22:24

Loro mi parlano, mi parlano quei pezzi di me. Pezzi di me che ogni volta si guardano intorno, cercano, scrutano, ma non trovano. Avvertono quell'inevitabile assenza. Sensazioni invisibili nell'aria che ti attraversano gli occhi, la pelle, la mente, il cuore. Sensazioni che non si fanno prendere, scappano, sono lontane. Notte silenziose queste..bisognose anche loro di sogni che velocemente volano. C'è solo da fermare il fiato. Attendere. Stringere i pezzi di me.

Immersioni, Russeau e il pensar troppo

martedì, marzo 23, 2010 - Pubblicato da Dan Angelo alle 22:59


Si dice spesso che i dolori e i problemi generano riflessione. Per esempio, io non sento il dito del mio piede fino a quando non lo sbatto contro un tavolo inciampando, e allora la mia percezione del dito diventa particolarmente acuta. Io penso al mio dito, o a cose più grandi, solo quando costituiscono un problema o sono fonte di dolore. La tesi psicologica segue questo modello:

Problema/Dolore ----- porta a -----> Riflessione

Per quanto ciò posso apparire incontrovertibile, esiste un'acuta controtesi che considera la riflessione non come reazione a un dolore o a un prblema, ma come causa e origine di essi. Secondo tale modello, troviamo capovolata l'equazione:

Riflessione ----- porta a -----> Problema/Dolore

Per comodità d'uso, si potrebbe definire la prima tesi intellettuale, la seconda naturalistica.
Amleto pensava molto perchè aveva dei problemi, oppure aveva dei problemi perchè pensava molto?
Secondo la tesi intellettuale si dovrebbe dire che il pensiero di Amleto era indotto dal problema, e non che inducesse il problema, poichè si tratta di una tesi che implica fede nel pensiero; pensare a un problema è la migliore possibilità di risolverlo che abbia un essere umano. E' la stessa fede insita nella formulazione di Chamfort, "La pensèe console de tout".
La tesi naturalistica, d'altra parte, considera il pensiero come un malessere che in realtà ha dato inizio al problema che pretendeva di risolvere. Il pensiero sarebbe una forma di ipocondria psicologica - Amleto avrebbe percepito davvero il dolore solo dopo aver pensato alla possibilità di avere un dolore. Questa tesi consiglierebbe quindi al principe di indulgere il meno possibile in esercizi mentali in modo da far tornare le cose alla semplicità e alla spontaneità che la ragione distruggerebbe.
Il naturalismo, nella sua lunga e gloriosa storia, ha sostenuto che le cose che accadono senza intervento umano e razionale sono di gran lunga superiori a quelle contaminate dal tocco della civiltà. Una selvaggia cascata nelle Alpi svizzere è superiore al rigido classicismo dei Giardini del Lussemburgo, il buonsenso di un rude fattore ha molto più da insegnarci dei grandi libri di filosofia, una carota cresciuta senza fertilizzanti è molto più saporita della sua controparte commerciale, un'emozione che fluisce sciolta dai ceppi del pensiero è più ricca e più profonda della sua consapevole cugina.
Forse Russeau fu il primo e più stimato rappresentante di questa posizione naturalista, se si considerano i suoi attacchi ai prodotti della civiltà quali il lusso, l'arte, la scienza, le moderne forme di governo e il pensiero. Paradossalmente - considerando che le sue opere ammontavano a più di dodici volumi - era dell'avviso che i libri procurassero alla gente i dolori che non sapeva di avere: "Con il solo istinto, l'uomo aveva tutto ciò che gli occorreva per vivere allo stato di natura; con lo sviluppo della conoscienza ha soltanto il minimo indispensabile per condurre una vita nella società". " I nostri primi impulsi sono sempre buoni", dichiarava, ma la vita sociale e l'intelletto ci hanno rubato delle nostre virtù spontanee. In opposizione a questo accademismo malsano, Rousseau sosteneva sportivamente che "l'uomo onesto è un atleta che ama lottare compleamente nudo".

E ditemi che non ho ragione

lunedì, marzo 22, 2010 - Pubblicato da Dan Angelo alle 20:27

Sentite balordi, non siete speciali, non siete un pezzo bello, unico e raro. Siete materia organica che si decompone come ogni altra cosa. Siamo la canticchiante e danzante merda del mondo. Facciamo tutti parte dello stesso mucchio di letame.
La pubblicita' ci fa inseguire le macchine e i vestiti. Fare lavori che odiamo per comprare cazzate che non ci servono.
Siamo i figli di mezzo della storia: non abbiamo la grande guerra ne' la grande depressione.
La nostra grande guerra é quella spirituale . La nostra grande depressione é la nostra vita.
Siamo cresciuti con la televisione che ci ha convinto che un giorno saremmo diventati miliardari, miti del cinema, rock stars. Ma non é cosi. E lentamente lo stiamo imparando. E ne abbiamo veramente le palle piene Siamo consumatori. Siamo sottoprodotti di uno stile di vita che ci ossessiona.
Omicidi, crimini, poverta'. Queste cose non mi spaventano. Quello che mi spaventa sono le celebrita' sulle riviste. La televisione con 500 canali. Il nome di un tizio sulle mie mutande. I farmaci per capelli. Il viagra. Poche calorie...

Il capitalismo, il tutto per il profitto..
Le cose che possiedi alla fine ti possiedono.

Beh le citazioni ne potete capire la provenienza.

PROCESSO DI BOLOGNA: UN FALLIMENTO CHE DURA DA DIECI ANNI!

martedì, marzo 09, 2010 - Pubblicato da Dan Angelo alle 18:09

Il 12 marzo 2010 è l’anniversario del “Processo di Bologna”, quel piano della Comunità Europea ideato per unificare e aziendalizzare le università, rendendole definitivamente subalterne alla logiche del profitto, col chiaro fine di creare professionalità a basso costo.
In quei giorni i veri responsabili del declino del mondo della conoscenza si incontreranno a Vienna e a Budapest per compiacersi dell’opera distruttiva cominciata in quel 12 marzo 1999. In contemporanea in varie città europee studenti scenderanno in strada per affermare ancora una volta la loro forte opposizione tanto al “processo” quanto alle odierne autocelebrazioni. 
In Italia la strada indicata dal processo di Bologna ha trovato concretezza nelle varie riforme dell’istruzione susseguitesi negli ultimi anni, sotto diverse bandiere politiche, ma uguali nel progetto di fondo. Ultima tappa di questo processo di smantellamento del diritto all’istruzione pubblica è la riforma Gelmini, che dopo aver attaccato l’istruzione superiore lo scorso autunno, si rivolge oggi, finalmente all’università. Completando quel programma di sterilizzazione del sapere critico, iniziato dai suoi predecessori, e sferrando forse il colpo decisivo all’università come bene comune, che già sembrava essere assai lontana nelle leggi precedenti.
L’entrata dei privati nei C.D.A., e la totale dipendenza degli atenei da questi, ribadisce la volontà di subordinare il percorso formativo a quello aziendale-produttivo, relegandolo nel territorio del profitto e della competizione.
Anche gli organi di gestione interni continuano il loro naturale percorso di separazione dal corpo dell’università: sempre più il rettore diviene una figura imperiale, un “primus inter pares” dove i docenti costituiscono l’intero corpo elettorale.
L’istituzione del prestito d’onore, l’affidamento del fondo per il merito alla CONSAP s.p.a. (che come ogni s.p.a ha come fine ultimo il lucro), ribadiscono una volta ancora come le logiche privatistiche e di mercato siano uno dei principi fondanti del disegno politico, sociale e culturale elaborato dal Potere Europeo e dai suoi vassalli nazionali.

A pagarne le conseguenze è il concetto stesso di diritto allo studio, per il quale per anni sono state condotte battaglie dagli studenti e dalle studentesse che hanno a cuore l'università di massa e di qualità: se l'accesso e la permanenza agli studi non vengono più garantiti dallo stato sociale ma da una s.p.a che non tiene più conto delle reali possibilità economiche e materiali ma solo di presunti criteri meritocratici, è chiaro come ci si trovi davanti un'università con una forte selezione di classe, incapace di garantire gli studi anche ai figli e alle figlie di famiglie a basso reddito.
Per di più i tagli e l’aumento delle spese comportano gravi conseguenze non solo sulla qualità dei servizi offerti , ma anche sulle vite dei lavoratori e delle lavoratrici che già subiscono sfruttamento e precarietà, anche grazie agli infami contratti che l’epoca della concertazione ha generato, e che ora si trovano a dover affrontare riduzioni salariali, pensionamenti anticipati e licenziamenti.
Attraversare questa data, tornare in strada, significa riprendere quel percorso di lotta, contro l’attacco sistematico ai beni comuni, che ha cercato di fronteggiare, ministro dopo ministro, riforma dopo riforma, lo smantellamento dell’università, intesa come bene comune, come luogo di libera condivisione di saperi, di massa e di qualità.

Capire come l’università giochi un ruolo fondamentale nel disegno normalizzatore delle istituzioni, vuol dire capire come le lotte interne all’università stessa non possano fermarsi agli studenti, ma debbano oltrepassare i muri degli atenei, intersecarsi, contaminare e contaminarsi con gli latri percorsi di lotta sociale. 
Per questo,  e per la pretesa generale di poter immaginare un presente diverso,  il 12 marzo scenderemo in strada assieme agli studenti e alle studentesse medi/e e universitari/e, per costruire dal basso un’alternativa concreta che sia un'istruzione slegata dalla logica del profitto, basata sul libero scambio dei saperi, di massa ma anche di qualità, luogo di emancipazione e di ascensione sociale, luogo di incontro di soggetti sociali e non di interessi privati.

VENERDI' 12/3 ORE 10.00
PIAZZA DELLA REPUBBLICA

CONTRO IL PROCESSO DI BOLOGNA
LA LOTTA IN EUROPA CONTINUA! 



http://csproma3.blogspot.com/

Battiti di cuore

sabato, marzo 06, 2010 - Pubblicato da Dan Angelo alle 04:26

Battito di cuore vivo primordiale
Battito di cuore ritmo naturale..
Scorre lentamente, cosi, Cisco in quella calda notte d’estate. Una notte come un’altra all’apparenza, ma come ogni notte non tornerà mai. La notte non è una canzone in loop: è una singola, ma lunga melodia.

E così scivolando tra i battiti, pensavo, rileggevo, scrivevo. E dolce m'era il naufragar in quel mar.
Mar di sensazioni e parole.

"La notte è portatrice di pensieri, di sogni e di incubi severi. La penna è il mio strumento, la suono e l’accordo, non saprò suonare una chitarra, ma il mio scuro inchiostro se la canta. Il canto appartiene solitamente alle più belle fanciulle e le stelle mi osservano incuriosite come alla vista di un pazzo con gli occhi chiusi, poiché affermavo di vedere una delle mie gioie più vere. “Sei un povero stolto” mi dicono “chi vuoi vedere, se solo il buio puoi scrutare?” Risposi “ Oh care stelle, potrei essere anche stolto, ma ascoltate la melodia della mia penna e poi provate a darmi torto. Così chiusi gli occhi.

Eccoti, la vedo. Lei. La fermo e alla sua vista qualcosa dentro di me si apre, si irrigidisce, freme e la mia faccia si veste del solito ebete sorriso. Chiudo gli occhi per avere davanti lei. lei. Sfioro i suoi capelli, li faccio passare tra le dita.. più volte.. giocherellando con quella vivace treccina che mi indica il suo viso. Il suo viso.. lo guardo, scivolando con la mano sulla guancia e sulle sensazioni della pelle fino a fermarmi sul suo sguardo fugace e testardo, anche un po’ ribelle, ma cosi intenso da dover ammettere che spesso mi ci son perso. Con un dito assaggio le labbra, labbra di brividi intensi e parole pesanti. Labbra di una bocca che s’incurva un po’ trasformandosi in quel particolare e splendido sorriso che non può fare a meno di rallegrare anche me. Però lei non finisce qui. Lei è emozionata, arrabbiata, felice, triste. Lei ama. Lei odia. Lei lotta tra le sue paure e le sue incertezze. Lei è un’amica. Lei è fuoco. Lei è pioggia. Lei è vento. Lei è imprendibile. Lei.

E non ci sono né domande né perché.
Lei accelera i battiti del mio cuore.
Lei è amata. E’ amata da Me.
Quando la mia penna si fermò, riaprii gli occhi e le stelle diedero il loro giudizio. “ Non solo sei stolto, ma anche innamorato” Io sorrisi, compiaciuto.

Richiusi lo sguardo. Tu stavi sempre li."


"The triangle tingles and the trumpet plays slow" ♪