Fantasmi

venerdì, gennaio 13, 2012 - Pubblicato da Dan Angelo alle 17:41


Gli occhi appena aperti preannunciano la caffettiera a lavoro sul fuoco. Il nuovo sole inietta le iridi di paura, lontano dallo stupore e dalla gioia di altri tempi. Spegnere la sveglia, richiudere gli occhi, riaprirli, guardare l'orologio e gettare via le coperte.

La camera da letto, il bagno e la cucina. Una sfida contro noi stessi, lo spazio e il tempo cercare di esser presenti in tutte e tre le stanze contemporaneamente. I calzini sulla mano sinistra, lo spazzolino sulla destra mentre con gli occhi si cerca di capire se il caffè sta uscendo.
Chiusa la porta di casa, ti minaccia con una pistola alle spalle il terrore di aver dimenticato qualcosa, per poi colpirti con ripetuti colpi se, malauguratamente, il cellulare stesse ancora galleggiando sul lavandino quando si è ormai abbastanza lontani da casa, oltre la soglia del non ritorno.

Quanto sembrano felici i cantanti che ci urlano nelle cuffiette, così felici che, cercando di premere il tasto “next song”, l'uomo puzzolente dall'alito chimico accanto a te sull'autobus ti urta facendoti premere il tasto “repeat”, facendo in modo che tutto l'odio si sfoghi in immaginazione nei confronti dell'espressione ebete del tuo vicino di fermata.

Ed eccoci giunti davanti al lustro di tutti i giovani: il progresso, l'avanguardia!
La porta del nostro luogo di lavoro provoca, ad ogni suo passaggio, il miraggio del tuo capo dalla faccia di iena sogghignate che, alla firma del fantomatico contratto a tempo determinato, sembra sillabarci la frasi “a noi serve la qua-li-tà”, mentre noi, stropicciandoci gli occhi, ne deduciamo invano la rima baciata. Pre-ca-rie-tà.

Anche noi siamo colonna portante delle migliori aspettative che ci han promesso e chi se ne frega se a parlar son nani, banchieri o bugiardi. Se non inghiottiam questo, perchè faticar a cercar altro?
Le lancette vanno, ripercorrono il loro andare come noi ripercorriamo la via del ritorno, cercando di evitare l'uomo puzzolente che come noi torna a casa.

Fantasmi alloggiati per spaventare una crisi.
Chiusi gli occhi, la mani toccan la propria faccia per poter sperare di toccarla con più voglia di vivere al sol di domani.