Inerzia

martedì, gennaio 12, 2010 - Pubblicato da Dan Angelo alle 14:41

Era una frizzante giornata d'inverno e la luce del sole entrava fastosa all'interno della stanza. L'impolverata libreria, il perplesso quadro, il caotico comodino, il letto disfatto, e la stessa meditante scrivania in cui era seduto il ragazzo, erano vivi di quella luminosità. Quel cupo personaggio alzò la mano facendo sfilare tra le dita quel fascio lucente, proiettando il suo movimento sul ruvido parquet marrone come la corteccia di un albero secolare. Il lento sbattere delle palpebre spezzava lo sguardo che contemplava lo scenario esterno. Il vento vagava attraverso i rami spogli degli alberi addormentati dalla lenta ninna nanna dell'inverno.
L'immobilità regnava incontrastata.
Le fredde acque discendevano il letto del fiume che avrebbero percorso senza farvi più ritorno. Raggiungeranno il mare.
Le silenziose case aprivano timidamente gli occhi davanti al tiepido calore del sole. L'austero orologio appeso alla parete era il solo che faceva muovere ritmicamente le spietate lancette.
Due labbra si serravano, penetranti occhi spenti puntavano la vista su oggetti, fogli, parole, ricordi. La mano prese la penna stanca sul tavolo tracciando fioche linee sulla carta stropicciata. Appariva come un regolare movimento circolare di un'abitudinale azione.
Un cerchio che ha perso il suo centro.
All'improvviso la mano lasciò la penna facendola rotolare sulla scrivania.
Accese una sigaretta. Aspettava la primavera.