Quello che non ho

sabato, agosto 11, 2012 - Pubblicato da Dan Angelo alle 05:32


Se scrivo di notte, ora in questo momento, lo si fa con la malinconia di una penna blu a rispecchiare uno stato d'animo che in inglese lo si chiama con il medesimo colore e lo stesso malcontento. Tener i calzoni con le bretelle e sentire le monete facendole saltellare dentro a una mano e star con gli occhi in su in un giorno di stelle per prenderle nella caduta e non perderle come i calzoni attaccati a quelle stupide bretelle. A volte a tener su la vita è come essere una spiaggia e sentire mancare granelli di sabbia e non poter contarli, è facile mantenere la propria dose di fantasia in fila da anni aggrappati a parole nascoste a minacce come coltelli. E mentre il mondo s'affaccia, c'è chi dice che quei mari non vorrebbero più vederti, quindi meglio per te evitarli, come dire a un gabbiano in montagna devi esiliarti. Ma Jonathan Livingston nacque gabbiano, visse esule e tornò libero abbracciandosi e scannandosi, legato alla via un paio di ali e due penne. Forse a dar ragione alla gente, ci si odia di più, meglio sorrider alla sorte che a una fine peggiore. A dar ragione a profeti, c'è da crederci troppo e non alzar più un dito. A dar ragione a statistici, troppi numeri e poche parole, meglio esser sciocchi e di poesie far prole. Forse alla ragione meglio non dar, meglio morir a non accendere la tv in un fuoco di orizzonte, sull'equilibrio di un sole che si spegne. Lai, la la lai. A cantar non ci si rompe i coglioni, come far gli uomini di partito a levigar le poltrone di pelle e riempir le prigioni di celle chi è vestito da finto criminale, un qualsiasi ribelle. E a mangiar le stelle, oggi si è cestisti in canestri di vuoti e tirar palloni di carte, fogli pieni di mancanze di cose mai avute. E la puzza sotto il naso non se ne va più, come i piedi nelle scarpe rimaste a sudare ad aspettare una passeggiata in cortile dove è vietato calpestare il prato, per qualche sorte di maestoso tabù. E quanti cazzi sul caffè e le sigarette, eppure ci sei te come una tua tisana prima del letto ad allontanar le stanchezze. Vorrei bussar, ma chiudo la mano con carte sul tavolo e cuffiette solo con De Andrè e niente tressette. Quello che non ho sono le tue pistole per conquistarmi il cielo per guadagnarmi il sole. Lui scrive suona canta e non mente.