In bianco

domenica, febbraio 28, 2010 - Pubblicato da Dan Angelo alle 19:03

Accendi la luce
Sai che non mi piace
La pace che viene dall’oscurità.

forse per insicurezza forse per carattere
ma ci sono alcune persone che hanno sempre il bisognodi sentirsi essere amati..


Sfiorare la Disperazione.
Inciampare in un rovo di spine. Sentire il vuoto sotto di se. Non solo. Sentire che il vuoto vuole riempirti.
In un attimo ti vedi rivedere le ultime pagine della tua vita in un flash. Veloce, incontrollabile.
Calma Ragazzo. Calma.
Quella piccolissima linea che divide passato e presente.


Si guarda allo specchio. Deformazione, incomprensibile realtà. Lui stesso.
Non capisco. Non capisco. Perché ogni volta in questi attimi, c’è angoscia paura. Brividi di malessere che ti rimbombano dentro. Insicurezza.. Insicurezza? Perché sentirsi cosi insicuri. So di poter controllare tutto ciò che mi scorre dentro, ma perché questa dannata sensazione non mi lascia andare? E’ massacrante ogni volta. Sentire le lacrime che scorrono dentro, ma che lacrime sono? Lacrime sciocche dentro di te che non ti vogliono lasciare.
Esplodere. Esplodere Dentro. Esplosione cosmica supernova, rabbia, deturpare tutto ciò che hai attorno e lasciare dietro di te NULLA Il vuoto.
Pazzia. Hysteria.

Lui è tutto uno scarabocchio, vorrebbe capire il suo essere contorto. Non ha forma. Odia le parole, rendere tutto facile anche davanti all'immensità del sole. Eppure è così immenso il sole,che sembra così facile con le parole che odia. Odia sapendole usare. Lui sa la teoria, sa tutto il libretto di istruzioni. Eppure conoscendolo non vuole seguire gli ordini, è forse un po' matto. E' tutto un ma, è tutto un però, è tutto un tuttavia, non è tutto così. Pulsa la testa di istantanee lontane. E tutto dovrebbe andare, e tutto dovrebbe avere le sue regole, e tutto dovrebbe ma non ha. Lui ha le scarpe pesanti. Sa che. Lui vorrebbe dormire, tanto dormire. Sa. Ma non vuole sapere niente. Eppure. Rabbia che non riesce a scagliare, paura a divampare, luce che se ne vuole andare. Sarebbe un senso tutto ciò? Sarebbe.

Una faccia dell'uomo

martedì, febbraio 23, 2010 - Pubblicato da Dan Angelo alle 21:04

Cospargetelo di tutti i beni del mondo, sprofondatelo nella felicità finché non gli arrivi fin sopra la testa, così che non se ne veda più se non qualche bollicina sulla superficie della felicità, come fosse la superficie dell'acqua; dategli una tale tranquillità economica, che non gli rimanga proprio nient'altro da fare se non dormire, mangiare pasticcini e adoperarsi perché la storia universale non finisca: bene, anche così l'uomo, da quel bel tipo che è, e unicamente per ingratitudine, unicamente per farvi una pasquinata vi combinerà una qualche porcheria. Metterà a repentaglio perfino i suoi pasticcini, e a bella posta desidererà le più rovinose sciocchezze, la più antieconomica delle assurdità, all'unico scopo di poter mescolare a tutta questa positiva ragionevolezza il proprio rovinoso elemento fantastico.
Memorie dal sottosuolo - Dostoevskij

Ed eccomi sempre come un vagabondo nella notte e nel mio vagabondare aprire un libro a casaccio per trovare delle parole, delle frasi che sul momento mi colpiscono e poi scriverci su. Questo pezzo di Dostoevskij è un ottimo spunto riflessione. L'uomo. Noi stessi. Inutile ribadire quanto sia la complessità della nostra specie e dei suoi meccanismi, e queste parole non fanno che evidenziarlo. Curioso è il pensiero del possesso di tutti i beni del mondo e la distruzione di questi per scuotere un equilibrio al quale l'uomo vuole evadere. Curioso, quanto geniale. L'essere umano è in continuo movimento, allergico agli equilibri, spinto dal suo istinto intrinseco di dover sempre desiderare. Chi di noi non desidera? Questi poi possono essere dai più disparati. Ed ecco perché l'uomo davanti al bene assoluto cerca qualunque modo per distruggerlo, poiché appagato da tutto ciò cerca qualcosa di diverso, non si accontenta mai. Purtroppo. Si desidera, si desidera sempre di più e più ancora. Desideriamo e quando raggiungiamo i nostri obbiettivi, questi perdono il loro valore e li buttiamo via alla continua ricerca di qualcosa di migliore. Fino ad un certo punto nel quale non troviamo qualcosa di migliore o semplicemente non c'è. Così rimpiangiamo ciò che abbiamo buttato, il quale riacquista il suo vero valore e noi lo comprendiamo “tardi”, capiamo di aver agito male, di aver giudicato male, ma l'abbiamo perso. L'uomo cerca sempre l'infinito, non vuole limiti. Forse cercarli di raggiungere tali limiti è un vero scopo. E giudichiamo tutto attraverso pregiudizi, o bendati dai desideri senza valutare realmente ciò che abbiamo. E spesso abbiamo tanto, tantissimo, ma purtroppo non lo guardiamo più, non ci sorprendono più come se fossimo distratti. E ci pentiamo. Non è facile come la maggior parte delle cose, sono ostacoli. Gli ostacoli forse son fatti anche per migliorarci e quindi affrontarli. Svilupparci, crescere e maturare. E dare un valore esatto a tutto ciò che ci circonda. E forse questo valore può essere chiamato in tanti modi, come dono di dio, della natura, o semplicemente delle “piccolezze” che riempiono la nostra esistenza. Ogni elemento, a partire da un paesaggio a un sentimento ha un suo valore. Non sono sicuro di questa citazione dei Cento passi, ma forse è un po anche questa la bellezza che richiama Peppino.

Peppino : “Sai cosa penso? Che questo aeroporto in fondo non è brutto, anzi…”
Salvo : “Ma che cosa dici…”
Peppino : “visto così... dall'alto... Uno sale qua sopra e potrebbe anche pensare che la natura vince sempre, che è ancora più forte dell'uomo. E invece non è così. In fondo tutte le cose, anche le peggiori, una volta fatte poi si trovano una logica, una giustificazione, per il solo fatto di esistere. Fanno 'ste case schifose, dove le finestre in alluminio, i muri di mattoni vili… Mi stai seguendo?”
Salvo : “Ti sto seguendo…”
Peppino: “i balconcini… la gente ci va ad abitare, ci mette… le tendine,… i gerani, la televisione. Dopo un po' tutto fa parte del paesaggio,… c'è,… esiste,… nessuno si ricorda più di come era prima. Non ci vuole niente a distruggere la bellezza.”
Salvo : “E allora?”
Peppino : “E allora… invece della lotta politica, la coscienza di classe, tutte le manifestazioni e tutte 'ste fesserie… bisognerebbe ricordare alla gente cos'è la bellezza. Aiutarla a riconoscerla,… a difenderla.”
Salvo : “La bellezza?”
Peppino: “E' importante la bellezza! Da quella scende giù tutto il resto!"

Tratto dal film: I Cento Passi

“Ogni umana attività è indotta dal desiderio. “
Corrotto l'uomo dal troppo desiderio.

L'immigrato di Rosarno, ma non solo.

venerdì, febbraio 19, 2010 - Pubblicato da Dan Angelo alle 03:22

L'immigrato giunge in Italia lasciando tutto dietro di se: famiglia, affetti e amici, ma anche guerre infinite, povertà infinita e futuro nullo. Quel futuro che pensano di poter costruire qui nel nostro caro paese, con la sicurezza di poter ottenere probabilmente quello straccio di carta di asilo politico. Straccio di carta che diventano muri invalicabili, perchè non lo otterrano mai. Così diventano invisibili, senza quelle pennellate di inchiostro che confermino la loro condizione di uomo. Le grandi città, da grandi opportunità diventano grandi utopie; così in sella a quei treni che portano verso sud dove gli immigrati, ovvero le braccia, son ben accette. Un luogo come Rosarno appunto. Il fantomatico lavoro non si riceve da un vero datore di lavoro, anzi non ne si conosce affatto l'identità, ma da losche figure che come un deja vu vengono chiamate Kapo. Eccolo il lavoro, raccogliere le arancie e tutto normale fin qui no? No. Ci sono 3 ettari per 40 quarante persone, si lavora dalle 6 di mattina fino alle 8 di sera e per ogni cassetta si guadagna un sudato, anzi insaguinato euro. 1€. Per un massimo di 25 casse, ovvero 25 euro di guadagno, ma difficilmente ci si arriva tra la fatica e l'affollamento dei lavoratori. E finisce qui? Magari. Il caro Kapo chiede anche 3€ del guadagno per i trasporti successivi delle cassette di arancie. Stupidi questi immigrati a farsi sfruttare in questo modo eh? Ma non c'è alternativa e se ti rifiuti di lavorare, bene, ci sarà qualcun'altro disposto a sopravvivere e a lavorare in quell'inferno. Passiamo dunque al vitto e all'alloggio. Fabbriche, magazzini e silos abbandonati che diventano un accampamento senza acqua, elettricità e servizi sanitari. Perfetta riproduzione dell'età della pietra, eccole le vostre braccia. Direi che si può finire così? Ma neanche a parlarne. L'accogliente popolazione locale è dedita alle continue provocazioni dei cattivi raccoglietori di arancie (la prima aggressione avvenne nel 1990), quei neri schifosi no? Ma quelle braccia nere si riscoprono uomini nel momento in cui la goccia che fa trabboccare il baso sono i proiettili che colpiscono alle gambe. E allora inizia l'insurrezione, con mani che lasciano le arancie e si stringono nel forte pugno di un essere umano. Così manifestano al comune, il degno rappresentante di questo grandissimo stato italiano che promette subito di tener sotto controllo la situazione. L'esasperazione è generale, l'esasperazione verso il nero intendo no? Così parte la stagione di caccia agli immigrati. E le promesse son fatte per essere infrante, e l'immigrato viene costretto a migrare perchè le autorità non possono garantire sicurezza. Ma questo stato, queste autorità pensano tanto a garantire i bisogni che si son scordati dei Diritti. E in questa migrazione al "sicuro", alcuni spariscono nelle CIE con l'ennesima promessa di essere liberati. Son proprio dei simpaticoni a fare certi scherzi! E così oggi alcuni immigrati di Rosarno vagano per le città come Roma, senza luoghi dove poter alloggiare, senza documenti, senza lavoro, senza vita. Ma vanno avanti. Come va avanti la mafia e il razzismo no? La mafia troverà sempre qualcuno da ricattare e il razzismo potrà sempre evolversi e colpire. Il razzismo di oggi, non comprende solo quello che è il suo valore in passato, ma assume sfaccettature diverse. E' un razzismo verso chi lavora, verso chi vede negati i diritti. Verso chi ci ruba il lavoro direbbe qualcun altro. Però è soprattutto un razzismo che sfrutta e ricatta. Ed è quotidianità. episodi che avvengono ogni giorno ed è tempo di dire basta. Non è abbastanza rimanere allibiti all'assurdità di ciò che accade nel nostro paese, ma è arrivato il tempo di dire no. Di tutta questa vicenda, di tutto lo schifo che si mette in vetrina, c'è qualcosa di più bello. Nonostante tutto ciò che hanno subito questi uomini e lavoratori venuti da Rosarno e da tutte le realtà di discriminazione, son venuti loro a insegnarci qualcosa: che la voglia di vivere e di essere liberi è più forte di qualunque oppressione.


Vi consiglio di vedere il documentario "Il tempo delle Arance"
http://vimeo.com/8812128
E vi invito a tutti e a tutte di partecipare al corteo degli immigrati del Primo marzo "24h senza di noi" alle ore 17 a Porta Maggiore

Faccio mio il lavabile

domenica, febbraio 14, 2010 - Pubblicato da Dan Angelo alle 04:00

"Prendo le distanze da me perché non voglio avere niente a cui spartire con me, da condividere con chi come me non fa nulla per correggersi: sono il mio nemico, il più acerrimo. Carceriere di me stesso con la chiave in tasca invoco libertà ma per adesso so che questa cella resterà sprangata a triplice mandata dall' interno: sono l'anima dannata messa a guardia del mio inferno. Reprimo ogni possibile "me", inflessibile, inarrestabile nel mio restare fermo immobile, segno i giorni scorrere sul calendario, faccio la vittima, il mandante ed il sicario... Sono l'Uomo Nero che turbava i sogni quando li facevo, credevo di esser libero ma non mi conoscevo come adesso ed ego non mi absolvo neanche quando mi confesso dei peccati che ho commesso - e guido un autodafè - In cattiva compagnia soprattutto se sto solo, negativo come i G in una picchiata, prendo il volo, salgo, stallo e aspetto il peggio, che non sta nella caduta ma nell'atterraggio come dice Hubert. Malato immaginario più di quello di Molière, sono il mio gregario e mi comporto da Salieri e non chiedermi il perché, che come il Tethered quando perdo il filo poi non mi puoi più riprendere...
Caro amico non ti scrivo, non ti cerco e non ti chiamo mai, batti un colpo se ci sei e se stai ascoltandomi, strappami da questo mio torpore atarassico, mi son perso dentro un parco che è giurassico e non trovo vie d'uscita: vieni a prendermi o precipito, scivolo come Maximillian verso il buco nero del fastidio: nel tedio per me non c'è rimedio e me ne accorgo perché sono sotto assedio mentre tu mi fai l'embargo. Critico, m'arrampico su cattedre che non mi spettano e mi accorgo solo dopo un attimo che esagero: ma come al solito il danno fatto è irreparabile, la storia è irreversibile, la mia memoria è labile e lavabile... Abito quest'ombra con contratto ad equo-canone pagando la pigione all'abitudine e prendendo l'eccezione come regola di vita: sto di casa a pianterreno e gioco a fare lo stilita... Vago, divago, come il dr. Zivago io mi sbraccio e non mi vedi, cerco mani e spesso trovo piedi, cerco fumi e trovo lumi che mi bruciano, ed io so bene che le cicatrici restano. Carta, penna e poco più per stare a galla, nella testa il mio pensiero è come un ragno in una bolla: seduto in riva al fiume aspetta di veder passare il mio cadavere... pazientemente..."

31536000 secondi

martedì, febbraio 09, 2010 - Pubblicato da Dan Angelo alle 05:08

Tanta gente che cammina
strane vetrine
caramelle viola
un cielo che si specchia sulle pozzanghere
incroci
strade, vie, braccia, incidenti
gocce sulle ombre

C'è il rosso
e non solo
sono mille.
Chissà cosa si prova a stare in alto
e guardare giù

Un pennello
dipinge la notte
non è una notte scura
e' piena e grande

Distanze lontane
ora vicine
Distanze vicine
ora lontane
I passi
han perso il conto

Ma
uno strano allarme elettronico
suona forte
31536000 secondi..

la schiena a contatto con la terra
si rialza
palme nel verde
blu nell'ondeggiare

Sì,
si ritorna subito a casa
si è solo usciti un attimo
si gira alla seconda stella a sinistra
si fa pian piano..

Mal di testa

domenica, febbraio 07, 2010 - Pubblicato da Dan Angelo alle 06:08

Paura di me stesso.
Forse non lo so che ci faccio qui.
Forse non centro niente.
Forse sto qui per caso. O per fortuna.
Chi lo sa. Non c'è un perchè. Perchè spiegazione non c'è.
Ma mi sento spesso sbagliato. O per lo meno vedo sbagliato.
Sempre attento a dovere mettere i piedi.
Sentito minacciato da ogni piccola sbavatura del mio quadro.

Paura. Paura di aver perso solo la più piccola e insignificante certezza, sicurezza.
Ma tu, intanto, perdi tutto te stesso.

Eppure va bene anche cosi.
E le stagioni passano.
E i tempi scorrono.
E le persone cambiano.


Fragilità.
Ci cado sempre dentro.
La combatto. Cado nel fango. E mi rialzo.
Sporco.
Mi pulisco.
E cosi anche i problemi stupidi se ne vanno.
Si lavano via.
Basta non caderci di proposito e non sporcarsi di loro.
Non sono sbagliato. O meglio non lo so.
Sono io.
Sbagliato o meno.
Non e' un mio problema. Non deve esserlo.

Vecchie riflessioni

martedì, febbraio 02, 2010 - Pubblicato da Dan Angelo alle 15:02
 

Ok, è l'ora dei pensieri...Through the barricades scorre lenta ed imperterrita in quel di Winamp, ed io approfitto volentieri del momento, per capire qualcosina di più sul mondo femminile.
Aggiungo in anticipo che non tutte le ragazze sono cattive, così nessuno se la prenderà male quando questo post verrà letto...
Perchè le ragazze sono cambiate? Si lamentavano sempre dei ragazzi, del fatto che trovassero ignobile come riuscissero a saltare di palo in frasca con una facilità impressionante....animali da letto ci chiamavano...ci davano degli irresponsabili, talvolta dei mammoni...e loro erano sempre le perbeniste, che facevano sempre la scelta più giusta e ponderata nel ventaglio delle possibilità....ed ora?
Si sono trasformate nella stessa cosa che tanto odiavano...opportuniste, tutte uguali (alcune sembrano uscite dalla catena di montaggio della fiat), ora sono loro le sfacciate che saltano da un letto all'altro, i valori...che parolona...sembrano averli lasciati nel cassetto più remoto e polveroso del loro cuore...almeno quelle che un cuore ce l'hanno...
quando esco dalla classe, quando sei fuori dal tunnel del dolore, e riesci ad avere una percezione corretta di quel che sei e di quel che sai...beh ti accorgi che il mondo è cambiato...che tutto quello che di buono puoi aver imparato, potrai applicarlo con una ragazza su 1000, poichè ormai, dal mio punto di vista, si sono tutte trasformate in persone sfruttatrici che ti cercano solo quando servi a loro e appena il loro giocattolino lo ha stufato lo gettano come un pezzo di carta in questo mondo che gia sporco di suo e', saro pure fin troppo critico forse perche' mi rode il culo forse perchè dopo i 17 anni che ho vissuto, posso dire che da questo mondo ho capito qualcosa che non sono i veri valori che tirano avanti, ma sono i finti valori dei cosi detti dogmi e regole di oggi...
E così, mi trovo circondato di persone, stereotipate, che cercano di inserirsi nella società copiandosi a vicenda, o cercano di arrivare in cima approfittando dei loro beni più preziosi...
E' come cercare una perla in un mare di merda...in questo mare sai che sicuramente ci sono ancora diversi tesori da trovare e tenere stretti...ma quando hai tutta questa merda intorno...ti passa anche la voglia di cercare...e quindi, signore e signori, come da titolo...forse sono io, o forse è il mondo che è cambiato...e se è il mondo ad essere cambiato...è davvero davvero grave...o forse, più che grave, dovrei dire...triste.

Ovviamente non me ne voglia nessuna, non voglio generalizzare.