Qualcosa di insensatissimo con troppo senso, ma di cui non si capirà nulla

giovedì, marzo 29, 2012 - Pubblicato da Dan Angelo alle 01:47


E' quasi pietoso l'andare di questi piccoli esseri. Così figli di una stessa consueta metodica, così scapestrati da farsene una propria, unica ed indivisibile. Li guardo stranito, non li capisco. E il punto di vista, quello mio, non è che sia mio. O è meglio è mio, con gli occhi di qualcun altro. M'innaffio di pensiero, ti bagno. Ora lui ti pulisce. Tutto è bagnato, un lago. I funzionari dello stato passano e asciugano tutto. Ci lustriamo, io mi faccio bello davanti lo specchio. Tu sei più bella. Eppure se mi strofino di più magari esco meglio. Mi si è bucata la faccia. Ride e lui ci infila un bel ditone dentro. Cazzo è profondo! Prendi una torcia urlano da dentro! Uno passa con la bava alla bocca. guarda il buco e sbava. Caramelle. Sì, proprio dolcetti da un buco. Io non le vedo. Io sì. Io no. Io sì. Tu hai gli occhiali. Ti ho visto, ma non ti conosco. Ti ho visto, ma non ti conosco. Sei lì, ma non ti conosco. Sì lo so che ci sei, non devi alzare la mano tranquillo. Un altro passava e aveva una foto in mano di un altro ancora. Quest'ultimo gli comparve davanti. Allora cominciò a guardare freneticamente la foto e lui. la foto e lui. la foto e lui. Si cominciò a grattare la testa. Forfora! Forfora! Dubbi e incertezze. Si gonfiò una testa grande e gonfia. Qui so tutto io! Fame, sete. Cacca. Ti piacerebbe. Scale, gradini, vertigini. Soldi. Opportunità. Ahià. Son caduto. Non spingere. Ma io non ho spinto nessuno, faccio solo un gradino e mi siedo. Figure e curve di una bocca. Verso giù o verso su. Su e giù. Un ascensore. Io ho una valigia e la mia cravatta, guardaci dentro. Apre. Vomita nella valigia. Ma perchè, guarda bene! Rivomita. Lasciamo stare. Così torna a correre. Corri corri corri! E' sempre tardi! Mi sono perso. Sigaretta in bocca, mani in tasca. Ah, il solito fancazzista. Perso, e chi non lo è?

Batteva sul vetro, là dentro si mossero tutti impauriti. "Bah, che strani esseri".

La mia stanza

mercoledì, marzo 21, 2012 - Pubblicato da Dan Angelo alle 17:49


La mia stanza comincia a esser sempre più stretta.
E' una collezionista e con ingordigia raccoglie anni, stanchezze, noie, sogni, solitudini e vestiti. Tutto ha una sua grandezza e una sua epoca, come se fosse dettato da un'accortezza maniacale, una matriosca: il nuovo mangia il vecchio e il grande mangia il piccolo.
Saranno gli occhi che diventano miopi e più grandi, ma le pareti rimangono le stesse, vestito il nudo, e fagocitano senza accennare un lamento. C'è ombra e c'è luce, nell'evenienza una lampadina e a volte non fa mai notte.
Pianoforti e chitarre levitano tra fogli accartocciati e parole consumate o forse mai lette. Vestiti appesi in giro come spaventapasseri che guardano minacciosi le maniche inutilizzate di magliette dall'espressione un po bizzarra, rinchiuse in armadi come casa di cure per malati.
C'è una sorta di anarchia ostile all'ordine pubblico e ogni giorno è conflitto, una volta è rivoluzione e poi c'è la retata. "Fuggite, fuggite!" urla il collettivo della polvere ai compagni delle briciole di pane. "Arriva la pulizia! Gli angoli son la salvezza, non la discarica abusiva esempio di un'Italia persa".
Lo specchio è una spia, un corruttore, un aguzzino. Si venderebbe per pochi spiccioli spacciando una faccia stanca, un brufolo sul naso e una grattata di palle.
L'uomo ha incollato un materasso e una coperta e ci ha fatto un pozzo di ignoto. Non un secchio, ma un'altalena tra amori e stanchezze su un vuoto di pensieri e una sveglia che ricorda la realtà.
Non c'è strada nella mia stanza, legata a me da un sospiro, un diario insospettabile.
Chiudo la porta della camera, è l'ora d'aria.