Passi

martedì, maggio 04, 2010 - Pubblicato da Dan Angelo alle 23:40

Camminava.

Dalla penombra dei palazzi di quella piccola via immersa nell’immenso abbraccio del labirinto della città, si intravedeva la figura di un vagante ragazzo moro illuminato dalla luce di un lampione che colpiva i passanti nascosti dall’oscurità della notte. Il suo passo era stentato, sembrava avere le scarpe troppo pesanti di un fardello invisibile agli occhi. Mp3 in tasca e cuffiette all’orecchie, teneva la schiena inarcata a causa dello sguardo basso che sembrava fissare ogni centimetro di strada che percorreva. Pioveva. Era una pioggia fine e leggera quella che lo accompagnava, le stesse timide gocce cadute dall’alto del cielo si potevano osservare nella loro violenta discesa, anch’esse illuminate da quella luce artificiale. Viaggiando senza biglietto e senza destinazione, il lettore musicale faceva andare l’ennesima canzone che sembrava far da sottofondo alla storia della sua vita. In realtà osservava i suoi stessi passi. Erano muti di sordo silenzio.

E anche quel giorno pioveva. La luna cercava a stento una finestra tra le nuvole. E anche quel giorno si potevano osservare dei passi. Erano armoniosi e il loro posarsi sulla terra suonava come una zuccherata sinfonia. Quel caldo suono sembrava quella di una dolce camminata di due gambe felici, ma in realtà erano quelle di quattro. Si. Due corpi si muovevano cosi in sintonia che il loro andare sembrava quella di una sola persona. Musica.

-Assurdo- disse sottovoce il ragazzo.

La sua ombra era proiettata al suolo e si fermò un istante a osservarla tra le scure pozzanghere che la facevano da sfondo. Solo lei seguiva ritmicamente i suoi passi. Cambiò canzone.

Camminava.