L'immigrato di Rosarno, ma non solo.

venerdì, febbraio 19, 2010 - Pubblicato da Dan Angelo alle 03:22

L'immigrato giunge in Italia lasciando tutto dietro di se: famiglia, affetti e amici, ma anche guerre infinite, povertà infinita e futuro nullo. Quel futuro che pensano di poter costruire qui nel nostro caro paese, con la sicurezza di poter ottenere probabilmente quello straccio di carta di asilo politico. Straccio di carta che diventano muri invalicabili, perchè non lo otterrano mai. Così diventano invisibili, senza quelle pennellate di inchiostro che confermino la loro condizione di uomo. Le grandi città, da grandi opportunità diventano grandi utopie; così in sella a quei treni che portano verso sud dove gli immigrati, ovvero le braccia, son ben accette. Un luogo come Rosarno appunto. Il fantomatico lavoro non si riceve da un vero datore di lavoro, anzi non ne si conosce affatto l'identità, ma da losche figure che come un deja vu vengono chiamate Kapo. Eccolo il lavoro, raccogliere le arancie e tutto normale fin qui no? No. Ci sono 3 ettari per 40 quarante persone, si lavora dalle 6 di mattina fino alle 8 di sera e per ogni cassetta si guadagna un sudato, anzi insaguinato euro. 1€. Per un massimo di 25 casse, ovvero 25 euro di guadagno, ma difficilmente ci si arriva tra la fatica e l'affollamento dei lavoratori. E finisce qui? Magari. Il caro Kapo chiede anche 3€ del guadagno per i trasporti successivi delle cassette di arancie. Stupidi questi immigrati a farsi sfruttare in questo modo eh? Ma non c'è alternativa e se ti rifiuti di lavorare, bene, ci sarà qualcun'altro disposto a sopravvivere e a lavorare in quell'inferno. Passiamo dunque al vitto e all'alloggio. Fabbriche, magazzini e silos abbandonati che diventano un accampamento senza acqua, elettricità e servizi sanitari. Perfetta riproduzione dell'età della pietra, eccole le vostre braccia. Direi che si può finire così? Ma neanche a parlarne. L'accogliente popolazione locale è dedita alle continue provocazioni dei cattivi raccoglietori di arancie (la prima aggressione avvenne nel 1990), quei neri schifosi no? Ma quelle braccia nere si riscoprono uomini nel momento in cui la goccia che fa trabboccare il baso sono i proiettili che colpiscono alle gambe. E allora inizia l'insurrezione, con mani che lasciano le arancie e si stringono nel forte pugno di un essere umano. Così manifestano al comune, il degno rappresentante di questo grandissimo stato italiano che promette subito di tener sotto controllo la situazione. L'esasperazione è generale, l'esasperazione verso il nero intendo no? Così parte la stagione di caccia agli immigrati. E le promesse son fatte per essere infrante, e l'immigrato viene costretto a migrare perchè le autorità non possono garantire sicurezza. Ma questo stato, queste autorità pensano tanto a garantire i bisogni che si son scordati dei Diritti. E in questa migrazione al "sicuro", alcuni spariscono nelle CIE con l'ennesima promessa di essere liberati. Son proprio dei simpaticoni a fare certi scherzi! E così oggi alcuni immigrati di Rosarno vagano per le città come Roma, senza luoghi dove poter alloggiare, senza documenti, senza lavoro, senza vita. Ma vanno avanti. Come va avanti la mafia e il razzismo no? La mafia troverà sempre qualcuno da ricattare e il razzismo potrà sempre evolversi e colpire. Il razzismo di oggi, non comprende solo quello che è il suo valore in passato, ma assume sfaccettature diverse. E' un razzismo verso chi lavora, verso chi vede negati i diritti. Verso chi ci ruba il lavoro direbbe qualcun altro. Però è soprattutto un razzismo che sfrutta e ricatta. Ed è quotidianità. episodi che avvengono ogni giorno ed è tempo di dire basta. Non è abbastanza rimanere allibiti all'assurdità di ciò che accade nel nostro paese, ma è arrivato il tempo di dire no. Di tutta questa vicenda, di tutto lo schifo che si mette in vetrina, c'è qualcosa di più bello. Nonostante tutto ciò che hanno subito questi uomini e lavoratori venuti da Rosarno e da tutte le realtà di discriminazione, son venuti loro a insegnarci qualcosa: che la voglia di vivere e di essere liberi è più forte di qualunque oppressione.


Vi consiglio di vedere il documentario "Il tempo delle Arance"
http://vimeo.com/8812128
E vi invito a tutti e a tutte di partecipare al corteo degli immigrati del Primo marzo "24h senza di noi" alle ore 17 a Porta Maggiore