La mia stanza

mercoledì, marzo 21, 2012 - Pubblicato da Dan Angelo alle 17:49


La mia stanza comincia a esser sempre più stretta.
E' una collezionista e con ingordigia raccoglie anni, stanchezze, noie, sogni, solitudini e vestiti. Tutto ha una sua grandezza e una sua epoca, come se fosse dettato da un'accortezza maniacale, una matriosca: il nuovo mangia il vecchio e il grande mangia il piccolo.
Saranno gli occhi che diventano miopi e più grandi, ma le pareti rimangono le stesse, vestito il nudo, e fagocitano senza accennare un lamento. C'è ombra e c'è luce, nell'evenienza una lampadina e a volte non fa mai notte.
Pianoforti e chitarre levitano tra fogli accartocciati e parole consumate o forse mai lette. Vestiti appesi in giro come spaventapasseri che guardano minacciosi le maniche inutilizzate di magliette dall'espressione un po bizzarra, rinchiuse in armadi come casa di cure per malati.
C'è una sorta di anarchia ostile all'ordine pubblico e ogni giorno è conflitto, una volta è rivoluzione e poi c'è la retata. "Fuggite, fuggite!" urla il collettivo della polvere ai compagni delle briciole di pane. "Arriva la pulizia! Gli angoli son la salvezza, non la discarica abusiva esempio di un'Italia persa".
Lo specchio è una spia, un corruttore, un aguzzino. Si venderebbe per pochi spiccioli spacciando una faccia stanca, un brufolo sul naso e una grattata di palle.
L'uomo ha incollato un materasso e una coperta e ci ha fatto un pozzo di ignoto. Non un secchio, ma un'altalena tra amori e stanchezze su un vuoto di pensieri e una sveglia che ricorda la realtà.
Non c'è strada nella mia stanza, legata a me da un sospiro, un diario insospettabile.
Chiudo la porta della camera, è l'ora d'aria.