Polvere di stelle

lunedì, aprile 26, 2010 - Pubblicato da Dan Angelo alle 01:56

“Certe notti ti senti padrone di un posto che tanto di giorno non c'è..”

L’ennesima colonna sonora della sua vita scorreva in quella fredda serata. Era sdraiato. Osservava il cielo. L’erba tanto verdeggiante di giorno, ora giocava a nascondino nell’oscurità, in attesa che il sole la venisse a trovare la mattina successiva. Anche lui giocava. Zaino sotto la testa, Coelho, Pirandello, Hosseini e Euripide erano stati levati del loro incarico per diventare improvvisati cuscini. La scura grandezza degli alberi contemplava un paesaggio silenzioso, mentre le lontane luci delle strade erano impegnate a mostrare un mondo rumoroso. Il suo cuore aveva battuto forte, rallentava, accelerava, si arrestava, viveva. Il suo corpo era un’autostrada dove innumerevoli emozioni passavano di li, tracciando un segno del loro passaggio. In quel momento si era fermato ad osservare le colorate tracce di quei sentimenti, di quei ricordi: nella sua mente era accucciato sul bordo della strada, ed osservava due mari, luci lontane, melodie stonate, farfalle colorate, leggeri passi ed ad un tratto anche il volo contrario di un colibrì.

Gli venne in mente allora una storia.

Durante un incendio
nella foresta, mentre tutti
gli animali fuggivano,
un colibri' volava in senso
contrario con una goccia
d'acqua nel becco.
"Cosa credi di fare?"
gli chiese il leone.
"Vado a spegnere
l'incendio!" rispose
il piccolo volatile.
"con una goccia d'acqua?"
disse il leone con
un sogghigno di irrisione.
Ed il colibri',
proseguendo il volo,
rispose:"Io faccio
la mia parte!"

“Che animale meraviglioso il colibrì..” disse a se stesso. In quel momento vibrò la voce di de Andrè..

“e il cuore impazzì e ora no, non ricordo da quale orizzonte sfumasse la luce”.

Si, il cielo era sfumato di un blu scuro profondo, un mare nel quale cominciavano a naufragare piccole lucciole luminose, le quali accompagnavano la pensosa luna che osservava le anime degli uomini dall’alto. Essa osservava anche lui. Nascosto tra la frizzante aria che penetrava la pelle, lui se ne stava a guardare il cielo, lo specchio di una vita fatta di luce e oscurità. Quelle luci tanto lontane, tanto alte, tanto faticose da raggiungere. Significavano sudore, significavano dolori, significavano ferite. Ma ne valevano davvero la pena? Eccome se ne valevano la pena.

“Complici e simili da credere alle favole..Coi nostri sogni in gola questa notte sembra fatta per noi…”

Alzò il volume della musica. Ma poi spense l’mp3.
Tra il dolce silenzio che ora lo accompagnava, sentiva riecheggiare l’eco delle melodie vibrare e sussurrare nell’aria. Lui era ancora lì a contemplare il soffitto di tutti gli uomini. Alzò le braccia, le allungava cercando di prendere gli astri nel cielo.
Cosa c’era di più semplice tra le cose belle che stringere a sé le stelle…